Il Presidente dell’ANAI De Tilla sulla insostenibile pressione fiscale

di Maurizio De Tilla – Presidente Associazione Nazionale Avvocati Italiani
(Comunicato 22 ottobre 2013 anche su www.associazionenazionaleavvocatiitaliani.it)

Alla insostenibile pressione fiscale che per i professionisti supera anche il 60 per cento dell’imponibile, si unisce il rompicapo di ben 262 scadenze di cui 258 sono pagamenti di varia natura ed origine.
Ora ci chiediamo come si possa pensare ad una legalità fiscale se il contesto normativo è vessatorio, tortuoso e talvolta incomprensibile.

Urge, pertanto, l’abbassamento della pressione fiscale accompagnato da una grande riforma strutturale del sistema delle imposte che vanno ridotte, semplificate e rese facilmente intelligibili.
Meno tasse, meno evasione, lo ha dichiarato Attilio Befera, direttore dell’agenzia delle Entrate e Presidente di Equitalia.

Questa dichiarazione che proviene dalla stessa Amministrazione finanziaria è la riprova della nostra tesi.
Per riscuotere maggiori imposte occorre una politica fiscale che non sia esosa.
I professionisti non ce la fanno più a sopportare un Fisco oppressivo ed esoso.
Bisogna diminuire le imposte e allo stesso tempo combattere l’evasione totale, i guadagni illeciti, i trucchi societari e l’esportazione di capitali all’estero.
Segnatamente, nel nostro Paese è molto diffusa la evasione totale che il Fisco non riesce a sanzionare per la propria incapacità di indagine, a largo raggio, del fenomeno.
Gli interventi sono limitati e non coprono in alcun modo le attività illecite all’estero.

Lo Stato è, invece, impegnato maggiormente a “tartassare” i contribuenti dichiarati, con la indecente pressione fiscale e con uno strumento iniquo, qual è il redditometro.
In questa ultima prospettiva si segnalano le recenti lettere inviate dal Fisco ai contribuenti.
Un lavoro, in parte inutile, che sta a dimostrare l’impotenza del Fisco a perseguire il livello alto della evasione.

Bisogna anche tenere conto che i redditi dei professionisti sono in forte diminuzione.
Un terzo degli avvocati rientra nella categoria dei disoccupati o dei precari, mentre il reddito medio non è aumentato anzi è sceso negli ultimi venti anni.
Dal 2001 ad oggi il reddito degli ingegneri è fortemente sceso; così anche il reddito degli architetti.
Un terzo dei giovani psicologi è disoccupato e il reddito medio della categoria non arriva a 650 euro al mese.
Il reddito dei notai è sceso da 129.00 a 66.800 euro all’anno.
Per tutti è difficile sia lavorare che incassare. I clienti si rifiutano o tendono a non pagare.
La crisi economica ha investito i professionisti, mentre il Fisco fa finta di niente e li “tartassa”.

Infine va svolta un’osservazione sulle cause della diminuzione del gettito delle entrate tributarie.
Quando l’economia va bene e il Paese produce, le entrate tributarie aumentano. Avviene il contrario in un Paese in forte recessione.
Fuori da queste regole sono ovviamente le entrate (illecite) della criminalità organizzata ed i comportamenti degli evasori totali che sono in un numero cospicuo e crescente nel nostro Paese.

I commenti sono chiusi.